Anastasia Chernyavsky, fotografa russa, un paio di anni fa pubblica un autoscatto che la ritrae nuda insieme ai suoi due figli, chi la segue inizia a condividerla sui social, in particolare su Facebook, da quel momento si scatenano segnalazioni e relativa censura.
Nel corso di questi due anni la foto è stata eliminata dal social innumerevoli volte, grazie alle “ferrere” regole di Facebook
Tralasciamo, per un attimo, le regole di Facebook, che in passato è stato protagonista di censure ben più ridicole, come quella de “L’origine du monde” di Gustave Courbet, o quella di “Ice cream” di Evelyne Axell. E che dire della censura, nientepopodimenoche, della “Sirenetta” simbolo di Amsterdam? Dopotutto è nuda!
Dicevo comunque, tralasciamo per un attimo le regole di Facebook, perché il punto fondamentale è che la maggior parte delle censure giungono dopo una segnalazione, segnalazione da parte di utenti moralisti che vedono, dietro ogni nudo, una volgarità che non sempre c’è.
Il nudo è volgare?
Probabilmente viene considerato tale in certe culture dove, sin da piccoli, è stato inculcato il tabù del corpo. Mostrarsi nudi o vedere un corpo nudo scatena un senso di vergogna che è prettamente culturale, si collega immediatamente un corpo nudo al sesso (un tabù ancora maggiore), non si va oltre, non si guarda il contesto.
L’arte, nel corso dei secoli, ha sempre raffigurato corpi nudi, si pensi alle sculture rinascimentali, agli affreschi, anche quelli nelle chiese, spesso “coperti” solo nei secoli a venire, quindi perché censurare?
Le censure di Facebook fanno sorridere, ma fanno anche riflettere. Cosa spinge certe persone a segnalare un certo tipo di immagini? Possiamo anche discutere se questo scatto di Anastasia sia o meno da considerarsi arte? Ma “l’origine del mondo” o la “Sirenetta”?
Oggetti d’arte esposti in musei o, come nel caso de “La sirenetta” all’aperto, visibili a tutti. Perché censurarli su FB e, sopratutto, perché segnalarli?
C’è chi parla di pedofilia, chi dice che è un’immagine non adatta al WEB (uno spazio aperto al quale tutti possono accedere), c’è chi dice che urta la sensibilità di alcuni. Ma qui non si tratta di pornografia, in questa immagine non c’è nulla di pornografico e non c’è nulla di volgare, C’è molta più volgarità nella farfallina semicoperta di una starlette in prima serata, o lo sculettamento in perizoma di tanti “balletti” televisivi e, restando in tema social, su FB si vedono scatti molto più volgari anche senza scoprire parti del corpo. Non serve affatto essere nudi per essere volgari.
Personalmente trovo la foto di Anastasia, anche fotograficamente parlando, splendidamente delicata e con una luce bellissima. Non ci trovo nulla, assolutamente nulla, di volgare,
Il problema, alla fine, è la morbosità, la morbosità che si cela e che viene alimentata dal “proibito”. Crescere con il concetto che “il nudo è un male” le persone diventano morbose verso una situazione del tutto naturale ed umana, la deformano e ne spostano i limiti morali molto al di sotto di quanto oggettivamente accettabile.
In un’intervista di qualche tempo fa, la stessa Anastasia racconta di questo scatto:
Ho sempre pensato che la fotografia non sia raccontare il momento in cui la scatti. Ogni volta cerco di sentirmi completa. Questa foto è l’unica per la quale ho dovuto fare diversi scatti, dodici per la precisione, perché non la vedevo perfetta. Nella prima vedevo solo una mamma che dispensava latte a bambini affamati. Tutte le altre foto invece nascono da una semplice ispirazione. Impiego anche un mese per elaborare nella mia mente la foto che voglio. E’ un po’ come in cucina: non devono mai mancare gli ingredienti se vuoi realizzare un capolavoro.
E ancora
C’è una linea che nessuno dovrebbe superare tra nudo e porno, specie quando si tratta di bambini. L’arte consiste nell’interpretare questo confine.
Ed io sono completamente d’accordo con lei.
Se volete vedere altri suoi lavori:
Sito: http://www.styush.com/
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